La stampa, non solo a livello locale, diede molto risalto ed evidenza a questo tragico evento dedicando pagine intere sui quotidiani dell’epoca. Ecco il lungo articolo de “Il Gazzettino” di martedì 28 agosto 1928, che tra tutti è forse quello che fa una precisa cronaca dell’evento e una fotografia di quegli anni.
Intorno alle rovine del disastroso Incendio di Romeno.
(d.) – Il fuoco distruttore di venerdì sera lasciò lasciò 28 case spoglie e annerite. La desolazione e la rovina piombò sul ridente villaggio. Specialmente all’appressarsi della sera il peso della sciagura si fa sentire anche più forte per quei poveretti che erano abituati dopo il lavoro a riposarsi nella pace famigliare: la carità di tutti i buoni in mille modi cerca di attenuare la loro desolazione. Oltre 150 persone non hanno più tetto e gli amici, i parenti i villeggianti accolgono nelle loro abitazioni rimaste intatte i disgraziati che sono senza tetto e senza pane.
La notte di venerdì vedemmo tanti ancora vagare tra le rovine, incapaci a trovar riposo e quali increduli della loro tristissima sorte.
- Eccellenza il Prefetto di Trento on. Vaccari che nella tragica notte col comm. Console Larcher fece visita paese, portò un raggio di luce, un conforto e l’assicurazione che il Governo nazionale saprà lenire le angoscie e le pene di tante famiglie.
Se i guizzi delle fiamme sono domati, il fuoco, soffocato tra le macerie, fra gli strami e i foraggi tenta ancora di consumare e distruggere.
I vari militi del fuoco di diversi corpi pompieri che diedero prova di eroismo, non abbandonano il luogo dell’incendio. Le pompe ad intervalli funzionano per reprimere i focolai insorgenti. I Carabinieri di Fondo, Romeno, Taio e Cles agli ordini del maresciallo Bardus Marcello prestano il prezioso loro aiuto di vigilanza e assistenza. Altre vigili squadre rimasero pure tutta notte sotto la direzione del Podestà Emilio Rosatti e del legionario fiumano Gualtiero Covi commissario prefettizio di Taio cercando di dare continuo conforto e aiuto ai disgraziati. E l’opera vigile dei pompieri, dei carabinieri dei volenterosi dura tuttora dopo tre giorni.
Sul luogo del disastro la gente è venuta da tutti i luoghi più remoti della valle.
I danni e i soccorsi.
Dopo due giorni dell’incendio, benché non siano ancora stati rilevati in particolare, i danni delle singole famiglie – una certa precisione si avrà tra qualche giorno – mercé l’opera di apposita commissione si possono tuttavia valutare in un milione e 200 mila lire, coperti solo per circa 160-180 mila lire di assicurazione.
Le prime spontanee offerte agli incendiati sono già giunte: Callisto P. Zuccal offr’ lire 50 mila, Zuccal Germano fu Ferdinando 10 mila, comm. Enrico Falcone 1000, co. Premol di Castel Malgolo 1000 – offerte raccolte all’Albergo Regina del Bosco di Ronzone 1340, villeggianti Albergo Stella d’Oro di Ruffrè 350, ospiti dei Grandi Alberghi della Mendola 3063, colletta raccolta da un Comitato locale fra villeggianti di qui e dei paesi vicini L. 1476; vi sono inoltre offerte di lire 10 e di lire 50.
A Cavareno, Ronzone, Fondo e in numerosi paesi dell’Anaunia ancora domenica si fecero feste e collette di beneficenza che porteranno un buon contributo; vennero raccolte a Cles lire 360 al pranzo ufficiale di domenica durante la visita del comm. Tuminetti segretario federale della Provincia.
Un appello.
Per organizzare una necessaria opera di aiuto agli incendiati si costituì un comitato composto del Podestà Emilio Rosatti quale presidente, Callisto P. Zucal vice presidente, Calliari Remo cassiere, della cassa rurale quale cassiere, Virgilio Graif, segretario generale, dottor Arturo Zucal medico di Milano, direttore didattico Pietro Albertini segretario di zona, ing. Rippa di Meana direttore della S.G.E.T. dei lavori idro elettrici di Mollaro, Fattor Emilio segretario politompoico della locale sezione P.N.F. e il fiduciario della sezione locale agricoltori fascisti.
Ecco l’appello lanciato alla popolazione:
“lì 24 agosto Romeno visse ore di spavento e di profondo dolore. Alle 13.30 scoppiò un incendio che in 15 minuti investì il raggio di abitazioni, che oggi presentano ancora la più dura e desolante realtà del disastro. Pompieri, abitanti del luogo e dei paesi della valle in una fusione meravigliosa di forze e arditezze riuscirono con tenace lotta a circoscrivere le tremende fiamme che salivano nell’aria come furie devastatrici. Il fuoco volle le sue vittime: due donne, madre e figlia, amatissime in paese, per la bontà e virtù, vari sono i feriti più o meno gravi e molti i contusi tra i valorosi militi. Le famiglie che rimasero solo con i vestiti che indossavano sono 20; quelle che rimasero locali e mobilio rovinati 18, in tutte 38. Il danno reale si avvicina a un milione e 200 mila lire, assicurate solo per 160 mila lire. Il quadro offre la distruzione all’occhio e la pietà più sentita al cuore. Gli abitanti sono come intontiti. Il bisogno di soccorso è veramente urgente. Gli abitanti del mandamento di Fondo e di Cles possono contribuire con offerte in denaro, in foraggi, con legnami, con vestiti. I signori Podestà, le Istituzioni fasciste di ogni sede, sempre uniti nell’amore, nella lotta e nel dolore formeranno dei Sottocomitati locali, che cureranno le raccolte e provvederanno per il recapito al Comitato di Romeno.
Il grido di pianto, dello strazio e della miseria trovino cuori generosi che sappiano ripetere agli sventurati il grande detto: Dio non bastona a due mani; la legge divina alla luce dei cuori è la sorgente di ogni carità.”
Il sopraluogo legale.
Ancora domenica sera ebbe luogo il sopraluogo di una Commissione legale composta dal pretore di Fondo cav. Berti, del Podestà sig. Rosatti Emilio e del maresciallo dei carabinieri sig. Marcello Bardus per stabilire la causa e l’inizio dell’incendio.
Il risultato dei rilievi non sono ancora noti; tuttavia secondo testimoni oculari l’incendio per cause ignote si sviluppò da un fienile nella casa rustica dei fratelli Graif, conduttori dell’Albergo Villa Nuova.
Informazioni dei medici dicono che i feriti più gravi: Enrico Graif che ebbe un cassa dall’alto sul petto e i due pompieri Battisti di Cavareno che presentano ustioni alla faccia e alle mani, vanno lentamente ma sicuramente migliorando.
I funerali delle due vittime.
(d.) – Rachele Francisci è la sventurata madre, che tutta dedita all’amore della famiglia, è diventata il simbolo della donna modello che allevò con sacrifici una famiglia onesta e laboriosa.
La giovane sedicenne Annetta, dal volto sereno, è la piccola calzettaia, che lavorava per aiutare i cari genitori e fratelli e che fu pure rapita all’amore e alla simpatia di tutti.
Le salme delle due donne su un comune rialzo di tappeti giacciono da due giorni in canonica, attorniate da vasi di fiori, da ceri, da numerose ghirlande inviata dalla popolazione, dalle amiche, dalla scuola, dalle madri cristiane, dai villeggianti. E da due giorni per le scale della canonica è un pellegrinaggio di gente in visita pietosa. Più di 5 mila persone si calcola siano venute a portare l’estremo tributo di commosso affetto alle povere vittime. Molte di esse baciarono i volti freddi e li rigarono delle loro lacrime.
All’ultima dimora.
Nel pomeriggio di domenica le due bare passarono nell’atrio della canonica adorno di bianchi tappeti e trasformato in un giardino di verde e di fiori. Da ogni parte della Valle affluiscono i villiggiani e villeggianti e quando i sacri bronzi fanno echeggiare i funebri rintocchi i pressi della canonica sono occupati da parecchie migliaia di persone. Le due bare sono levate e molti singhiozzi rompono il silenzio.
Si compone il mesto corteo. Precedono i bimbi dell’asilo colla maestra signorina Maria Visentin, le scuole di Romeno con gli insegnanti signor Profaizer, signorine Seppi, Pedranzi e Ferrari, la scuola di Don col maestro signor Endrici, di Amblar colla signorina Pezzini, di Salter, di Malgolo con don Floretta. Sono tutte con il gagliardetto abbrunato. Seguono la banda locale, il cro diretto dal sig. Celestino Zucal, il clero fra cui il parroco don Faccini con altri 15 sacerdoti e i padri fra cui don Visentin. La prima bara, quella che reca le spoglie della madre infelice, è portata dai pompieri Vittorio, Cornelio, Daniele Zucal e Luigi, Candido, Elia Graiff; poi la bara della povera figlia Annetta è portata a braccia dalle coetanee Leopolda, Virginia, Dina Francisci, Agnese, Giuseppina Rosatti, Giuseppina, Vittoria Fattor, Maria Carmela, Rosina, Bianca, Marina Zucal e Maria Graiff.
Due lunghe file di pompieri fanno scorta d’onore alle salme, tra essi sono i militi di Romeno con il comandante Candido Rosatti e il vice comandante Giocondo Zucal; quelli di Cavareno con il comandante sig. Bolego e vice comandante Borzaga; di Sarnonico con il comandante Cattarini Guido e vice comandante Carlo Inama; di Ruffrè con il comandante Larcher Guido e vice comandante Seppi Luigi. Vengono quindi numerose corone e mazzi di fiori portati da bambine bianco-vestite, i parenti, i pompieri Pellegrini Romano di Dambel, Battisti Giuseppe di Cavareno, Luigi Rosatti di Romeno, Borzaga Pacifico di Cavareno che strapparono dalle fiamme le vittime. Numeroso il gruppo delle autorità tra cui il Podestà Emilio Rosatti di Romeno con il segretario Virginio Graiff; il fascio locale è intervenuto col gagliardetto abbrunato e col segretario politico Emilio Fattor; il segretario della zona sig. Pietro Albertini, il dott. Bertoldi Geraldo colla signora, il dott. Arturo Zucali, il pretore cav. Berti, il legionario Gualtiero Covi commissario prefettizio di Taio in rappresentanza anche del comune di Cles, i sigg. Luigi Bertagnolli podestà di Cavareno, Luigi Cattarini vice podestà di Sarnonico, il maresciallo dei carabinieri sig. Bardus Marcello, il comm. Falcone console del Perù a Genova, il segratario politico di Ruffrè sig. Angelo Larcher, l’avv. Bolego, il dott. Lanzerotti, i sigg. Zucal Callisto P. e Zucal Germano, il capostazione di Fondo per la Dermulo Mendola, il segretario politico di Cavareno sig. Springhetti e quindi una folla innumerevole di cittadini, forestieri e villeggianti.
Alla Chiesa fu celebrato l’ufficio funebre e prima che il corteo proceda parla al popolo il parroco don Faccini il quale, a mala pena rittenendo le lacrime, rievoca il disastro dell’incendio, la virtù delle povere vittime, esortando tutti a trovare conforto nella fede. Prega per tutti i poveri colpiti dalla sventura.
Il corteo si ricompone e poi procede lentamente fra due ali di popolo attraverso al paese alle note meste della banda. Lunghe le vie il popolo si scopre e si inginocchia.
La folla ha già invaso il cimitero e ne occupa perfino perfino le cinte. I sacerdoti recitano le ultime preghiere.
L’estremo addio.
L’estremo addio è dato con voce chiara ma vibrante di dolore dalla coetanea sedicenne Maria Zucal che desta generale commozione. Eccone le toccanti parole:
“Annetta nostra, piccola santa eroica, amica e compagna soavissima; bocciolo di giglio, tragicamente reciso assieme al materno stelo, noi ti porgiamo commosse l’estremo saluto. Per te le nostre lagrime, i nostri fiori, le fervide nostre preghiere!… Per te, per la tua santa mamma….
Così stava scritto in cielo… e fiore e bocciolo giacciono recisi stretti in un amplesso che non si scioglierà mai più.
Pace a te, Annetta nostra, pace alla tua mamma, donna forte e generosa che nel tremendo momento del pericolo incurante di sé stessa, volle cimentarsi col fuoco e sfidare la morte, per salvare il nido dei suoi cari…. mentre tu, piccola martire, hai voluto rimanere accanto alla mamma per soccorrerla nella lotta e soccombeste ambedue strette in un abbraccio appassionato perché così era scritto. Lassù!
Mentre i vostri cari affannosamente vi cercavano e tentavano invano di strapparvi alla morte, Iddio pietoso avrà mandato il Suo Angelo per addolcire la vostra agonia e portare le vostre anime belle nella luce eterna.
Di lassù voi proteggete i vostri cari straziati da così immane improvvisa sventura, e siete loro guida e conforto.
Inchiniamoci riverenti dinanzi a tanta grandezza di eroismo e a si immenso dolore; su queste fosse santificate dal più eroico dei sacrifici, germogli perenne il fiore gentile del ricordo.
E noi, assieme al tributo di lagrime, rechiamo il suffragio della nostra preghiera. Arrivederci in paradiso!”
Per il podestà Rosatti che non sa reggere alla commozione, in rappresentanza di S.E. di Trento on. Vaccari porta il saluto alle salme il segretario di zona sig. Albertini, che ha parole di vivissimo affetto davanti alla sventura. Chiede conforto pei parenti e invoca pace al paese, assicurando che nella fossa scende una parte del cuore di tutte le nostre popolazioni. Fa rivivere il quadro tragico che ha colpito Romeno. Con l’aiuto di Dio, le autorità, il Governo, l’opera dei buoni sapranno, dice, riedificare le abitazioni bruciate e portare lenimento ai senza tetto. Chiude con una bellissima invocazione in suffragio delle povere trapassate.
Uno squillo di tromba e il comandante dei pompieri Candido Rosatti dà il cenno all’estremo saluto.
Mille mani si protendono nell’aria e le fronti si inchinano. La banda suona un’affettuosa armonia. Le bare scendono nelle fosse. Mani gentili gettano fiori e posano le ghirlande.
Lunedì mattina alla parrocchiale ebbe luogo un solenne ufficio funebre in memora delle vittime; vi parteciparono numerose persone.